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domenica 2 novembre 2008

«I tre insegnanti? Fu solo una questione di soldi»

Claudio Martelli, lei è uno dei papà del maestro a tre teste.«Confesso, nel 1990 ero vicepresidente del Consiglio».Governo Andreotti, la riforma della scuola la firmò Sergio Mattarella.«Abolimmo il maestro unico».Avrete consultato fior di pedagogisti.«Mah...».Eh?«Quando si fanno queste riforme non è tanto in discussione la pedagogia, si tratta più di questioni di bilancio».All’epoca tutti però ne fecero una questione didattico-pedagogica.«Giocarono più fattori, certo».Ma vinse la necessità di sostenere l’economia assumendo più insegnanti.«Anche adesso si tratta di una questione soprattutto economica».Adesso il ministro Gelmini vuol tornare al maestro unico.«Ed è comprensibile. In tempi di difficoltà di bilancio e di crisi economica cercare di risparmiare mi pare normale».Invece è scoppiato il putiferio, la sinistra parla di pensiero unico, gli studenti occupano le università...«Io non travestirei le esigenze economiche con necessità pedagogiche che sinceramente non vedo. Non c’erano allora con l’introduzione del modulo e non ci sono adesso con il ritorno al maestro unico».E se non le vede lei.«Capisco che possa creare malumori il capitolo dei tagli agli insegnanti, ma bisogna anche dirsi le cose come stanno».E come stanno?«Non ci sono licenziamenti, ma il blocco del turn over, in Italia non è la prima volta. Del resto se il 97 per cento del bilancio scolastico se ne va in salari bisognerà pur porsi il problema di come correggere questa curva».Quindi lei approva.«La riforma può piacere oppure no, resta il fatto che il livello di istruzione, nelle università soprattutto ma anche nella scuola media e media superiore, è assolutamente inadeguato, e va cambiato».Lo vada a dire a studenti e insegnanti.«Certo io consiglierei al governo e alla maggioranza un atteggiamento diverso, dovrebbero chiarire, discutere, o rischiano di infilarsi in un imbuto come con l’articolo 18. Non è più il tempo delle rigidità contrapposte».Ecco.«Sa qual è il problema?».Diciamolo.«Il problema è il ’68».Son passati 40 anni.«Appunto! Quel movimento giovanile voleva addirittura abbatterlo, il sistema, questo invece vuole conservarlo».40 anni dopo la sinistra è conservatrice.«Sono almeno 20 anni che diciamo che il sistema scolastico non va bene, tant’è che anche loro hanno provato a cambiarlo. E adesso vogliono tenerlo così com’è?».

lunedì 13 ottobre 2008

Giornata Ue sulla sicurezza stradale, troppi gli incidenti


Serve un Codice della Strada europeo unico per i guidatori di tutta l'Unione Europa. Il presidente dell'Automobile Club d'Italia, Enrico Gelpi, lancia la proposta in occasione della Giornata Europea della Sicurezza Stradale, indetta per oggi dalla Ue e centrata sul tema dell'incidentalità nei centri urbani, dove si conta il 70% dei sinistri stradali.

«Così come l'euro ha creato una cultura comune sul valore della moneta unica - sottolinea Gelpi - allo stesso modo serve un unico riferimento normativo che, privo di norme tecniche, orienti univocamente i comportamenti degli utenti delle strade europee: automobilisti, trasportatori, ciclisti e pedoni. Regole comuni, segnaletica omogenea, sanzioni valide ovunque con gli stessi criteri di applicazione e di riscossione». Gli incidenti stradali sono la prima causa di morte in Europa per i ragazzi fra i 5 e i 14 anni: ogni anno perdono la vita sulle strade 12.000 minorenni, 5.000 dei quali sono bambini.
Le ultime statistiche disponibili indicano che l'Italia e altri grandi Paesi europei sono ancora lontani dal traguardo imposto dalla Ue di riduzione entro il 2010 del 50% delle vittime. Sulle strade italiane negli ultimi anni c'è stato comunque un calo costante dei decessi: -19,7% nel 2006 rispetto al 2001 secondo i dati Aci-Istat. Nei primi 9 mesi del 2008, la Polizia Stradale e i Carabinieri indicano inoltre una riduzione del 6,9%, rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, dei morti per incidenti sulle strade extraurbane. Ogni campagna di sensibilizzazione pubblica - conclude il presidente ACI - deve accompagnarsi a una sempre maggiore attività formativa, unitamente a controlli incisivi da parte delle Forze dell'Ordine.
Le azioni sinergiche dei Ministri Maria Stella Gelmini e Altero Matteoli con il rilancio della sicurezza stradale tra le materie scolastiche, e del ministro Roberto Maroni con il giro di vite sulla repressione dei comportamenti più a rischio, dimostrano come sia possibile fronteggiare la piaga degli incidenti stradali».


sabato 27 settembre 2008

NON BASTA TAGLIARE L'ERBA!

FOTO PARCO DI VIA ARADEO






sabato 30 agosto 2008

giovedì 28 agosto 2008

SCUOLA & GIOVANI



L'indagine del Movimento Difesa del Cittadino su 4 città Milano, Bologna, Roma, PalermoConti ancora più salati se si devono acquistare atlanti, dizionari e supporti cd-rom
Scuola, denuncia dei consumatoriCaro-libri: anche +40% del 2007

di FRANCESCA GUINAND


ROMA - La scuola tra poco riapre i battenti ma quest'anno saranno più sconfortati i genitori degli alunni. I prezzi dei libri, infatti, quest'anno hanno raggiunto nuove vette. Non bastano l'Antitrust e i tetti limite del ministero: sette scuole su dieci per il biennio superiore sfiorano i budget stabiliti. E i libri per le scuole medie costeranno il 20% in più rispetto al tetto previsto dai decreti ministeriali. Ma alcune famiglie dovranno spendere addirittura il 30-40% in più rispetto al 2007. E' la denuncia del Dipartimento Junior del Movimento difesa del cittadino, che alle porte di settembre ha presentato l'indagine annuale sui costi dei testi per medie e superiori in quattro città italiane: Milano, Bologna, Roma e Palermo. "Abbiamo calcolato una spesa media di 1.500 euro per i 5 anni di un liceo classico e di 835 euro per un professionale" spiega Silvia Landi di Adiconsum "senza contare però la spesa per vocabolari e altre aggiunte". Previsioni che più o meno coincidono con la ricerca del Movimento difesa del Cittadino: a Roma uno studente del classico in cinque anni spende circa 2.100 euro, quindi 600 euro in più rispetto al tetto stabilito dal ministero. E da oggi, la Guardia di finanza ha avviato i controlli a tappeto nelle librerie di otto città per verificare l'adeguamento dei prezzi alle disposizioni dell'Antitrust.
I consigli per risparmiare. Visto l'aumento, l'unica soluzione è cercare di risparmiare. "La prima cosa è scovare i mercatini dell'usato: qui si può risparmiare anche il 30% e magari si riesce a vendere qualche libro vecchio" consigliano dall'Adiconsum. Altra cosa da fare, spiegano dall'associazione dei consumatori, è informarsi nelle scuole: per le famiglie con un reddito inferiore ai 15 mila euro ci sono delle agevolazioni economiche, come per i più meritevoli, che possono recuperare dei bonus da spendere in libri di testo. Anche per la Mdg Junior ci sono delle scorciatoie per abbattere il caro-libri. "Non comprate subito i testi - consiglia Rosi Battaglia, curatrice della ricerca - sopratutto per i primi anni delle medie e del biennio superiore, conviene aspettare che l'anno sia iniziato e controllare: primo, se i libri saranno effettivamente utilizzati e secondo, aspettare che il Ministero verifichi il tetto massimo di spesa". In più Battaglia ricorda che i libri si possono anche noleggiare, risparmiando anche fino al 50% in meno.
I rincari per le scuole medie. Il caro-libri peserà anche sulle scuole medie. Nelle secondarie inferiori pubbliche di Milano, Bologna, Roma e Palermo, nel 2008 tutte le scuole campione sfondano il tetto ministeriale di spesa, con aumenti dal 10% al 20%. In particolare, la differenza delle variazioni va dall'8-10% di Roma e Bologna, al 16% in più di Milano e al 20% in più di Palermo. Il conto può risultare ancora più salato se si considerano i costi dello scorso anno scolastico: per Mdc Junior c'è stato un incremento medio del budget per la dote libraria, sia per Palermo che Milano del 20%. Inoltre, bisogna calcolare e aggiungere il costo dei libri consigliati (come dizionari, atlanti e supporti cd rom) che, se non presenti già in casa, vanno a sommarsi alla consistente cifra di circa 580/630 euro a triennio, con somme a partire dagli 80 euro a singolo testo.
Aumenti per le scuole superiori. Anche per le superiori dal dossier emerge il dato che la maggior parte delle scuole - oltre il 50% - non è riuscita ad adeguare per tempo ai tetti di spesa ministeriale il costo complessivo dei testi in adozione. Sono, comunque, da segnalare dei miglioramenti rispetto allo scorso anno: in alcune scuole superiori a Palermo e Milano sono stati ampiamente rispettati i budget nei limiti prefissati dal ministero. Mentre permangono i casi eclatanti, come a Roma, dove a molti genitori capiterà di dover sborsare, per il quinquennio al liceo classico del proprio figlio, ben 2.100 euro, oltre 600 euro sopra il tetto stabilito dal ministero. Per quanto riguarda i licei scientifici, si nota un allineamento generale alla tabella di viale Trastevere, con una diminuzione delle forti escursioni dello scorso anno.
Gli istituti tecnici. Dai rilevamenti effettuati sugli istituti tecnici, rimangono grandi differenze da una città all'altra, ma si può invece notare, in generale, una forte diminuzione dei budget, soprattutto rispetto allo scorso anno. Tutti i campioni rilevati da Mdc Junior superano il tetto di spesa ministeriale, ma rimangono entro il 10% di aumento, tranne l'eccezione di Milano, con quasi 300 euro in meno rispetto alle indicazioni. Valutando poi i costi del biennio comune a tutti gli indirizzi, in media 7 scuole su 10 non rientrano nei parametri di legge con variazioni dal 4 al 23% in più. Anche se appare, finalmente, qualche scuola virtuosa: il biennio tecnico a Milano che può delinearsi a quota 287 euro, contro i 460 euro del tetto ministeriale e quasi la metà di Roma e Palermo per lo stesso indirizzo, o come il ginnasio classico palermitano che risparmia oltre 200 euro rispetto al budget previsto. (26 agosto 2008)

sabato 21 giugno 2008

Vaticano: "Bandiere arcobaleno via dalle chiese"



Roma - Perché preti e laici cattolici usano la bandiera arcobaleno come simbolo di pace invece della croce? Non sanno che quella bandiera è collegata alla teosofia e al New Age? È netto e documentato il giudizio contenuto in un articolo pubblicato da «Fides», l’agenzia della Congregazione vaticana per l’evangelizzazione dei popoli diretta da Luca De Mata, nei confronti del vessillo, simbolo del movimento pacifista, appeso anche nelle chiese e da qualche prete pure sull’altare.
«Come mai uomini di Chiesa, laici o chierici che siano - si chiede “Fides” - hanno per tutti questi anni ostentato la bandiera arcobaleno e non la croce, come simbolo di pace? Sarebbe interessante interrogare uno per uno coloro che hanno affisso sugli altari, ingressi e campanili delle chiese lo stendardo arcobaleno». L’agenzia vaticana ipotizza qualche risposta in proposito, vale a dire «la lunga litania degli eventi in cui la Chiesa avrebbe brandito la croce come simbolo di sopraffazione», dalle Crociate alla caccia alle streghe ai roghi di eretici. «Fides» a questo proposito ricorda però che non è il simbolo della croce in quanto tale «ad aver bisogno di essere emendato», quanto piuttosto «gli atteggiamenti degli uomini che, guardando a tale segno, possono ritrovare motivo di conversione». Poi rilancia: «Questi uomini e donne di chiesa sanno qual è l’origine della bandiera della pace? Molti probabilmente no. Altri, pur sapendo, non se ne preoccupano più di tanto».
Le origini della bandiera della pace vanno ricercate, spiega l’agenzia, «nelle teorie teosofiche nate alla fine dell’800. La teosofia (letteralmente “Conoscenza di Dio”) è quel sistema di pensiero che tende alla conoscenza intuitiva del divino». Da sempre presente nella cultura indiana, ha preso la sua moderna versione dalla Società Teosofica, «un movimento mistico, esoterico, spirituale e gnostico fondato nel 1875 da Helena Petrovna Blavatsky, più nota come Madame Blavatsky». Il pensiero della corrente rappresentata dalla bandiera arcobaleno si basa sullo «gnosticismo», sulla «reincarnazione e trasmigrazione dell’anima», sull’esistenza di «maestri segreti» e riconduce al New Age, mentalità che predica la libertà più assoluta e il relativismo, l’idea dell’«uomo divino», il rifiuto della nozione di peccato. [...].

sabato 31 maggio 2008

Quando si scopre che il "naziskin" è un coattone di sinistra....


di Massimo de Manzoni
E adesso? Adesso che si è scoperto che a guidare il «raid nazifascista» del Pigneto era un tizio con il ritratto di Che Guevara tatuato sul braccio, uno orgogliosamente di sinistra, che cosa dovremmo fare? Metterci a strillare alla xenofobia rossa che travolge Roma in contrapposizione al «dilagare della violenza» nera di cui farnetica l’Unità? Sarebbe un gioco facile, ma sappiamo tutti che è falso. Non ci sono cosacchi alle porte dell’Urbe, così come non echeggia il passo dell’oca per le vie delle nostre città e il tatuaggio del bullo del Pigneto vale la croce celtica dei disgraziati assassini di Verona: zero, almeno a livello politico.Proviamo a dirci la verità. Non c’è stata nessuna spedizione punitiva fascista alla Sapienza ma, come ha ricostruito la Digos, come hanno confermato i magistrati e come salta all’occhio anche dalle foto, uno scontro tra opposti estremisti (ma sì) originato dalla proterva pretesa degli studenti di sinistra di impedire di parlare di foibe all’università. Non ci sono stati pogrom di zingari a Ponticelli, ma l’azione delittuosa derivante dal combinato disposto dell’esasperazione della gente di fronte ai ripetuti furti dei rom e degli interessi contingenti di qualche clan camorristico della zona.[...].C’è un brutto clima in giro, questo sì. Ma non pare che strillare a ogni pie’ sospinto al fascismo sia il modo migliore di affrontare il problema. Intanto, il rischio di figuracce è altissimo. Come titoleranno oggi i giornali di sinistra: «Falsificato nella notte il tatuaggio del naziskin del Pigneto»?. [...] Inoltre, creando il comodo cassonetto «nazifascista» dove gettare tutto quanto di brutto avviene nel nostro Paese (beninteso, solo dal 14 aprile scorso, perché prima, Prodi regnante, i fantasmi del Reich non visitavano così di frequente queste latitudini) si caccia di fatto la testa sotto la sabbia, evitando di capire, di distinguere, di agire di conseguenza.[...]Ed è grottesco che uno dei corresponsabili di questa situazione, l’ex sindaco Veltroni, abbia passato gli ultimi tre giorni a ripetere come un pappagallo: «Sbagliato minimizzare» a quanti cercano di sbirciare sotto l’etichetta «fascista» che la stampa sua amica si affretta a piazzare come un cerotto sul Pigneto, sulla Sapienza e ovunque sia ritenuto utile per gridare al lupo Berlusconi, al lupo Alemanno, al lupo Destra al potere.